PERCHE' CADDE L'IMPERO ROMANO
IL MISTERO
L’impero Romano era riuscito a mettere insieme tanti popoli con lingue e tradizioni diverse, sotto un’unica forma di governo, evoluta sotto ogni punto di vista, sociale, giuridico, economico, culturale. Per far questo aveva costruito 80000 km di strade, con ponti, acquedotti, fognature, cisterne, porti, tribunali, ninfei, stadi, archi, mura e porte, basiliche, anfiteatri e teatri, terme, bagni pubblici e templi. Allora perché fra il IV e il V sec. d.c., la più grande civiltà che il mondo abbia mai conosciuto comincia a crollare su se stessa?
La situazione
L'attuale alfabeto europeo, come il suo calendario, le sue lingue, e come l'architettura, la pittura, l'ingegneria, la letteratura derivano da quelli romani, nonchè il principio della giustizia secondo cui "ciascuno è innocente se non a prova contraria" con il suo codice di diritto pubblico e privato e le sue leggi.
LA DATA FATIDICA
La caduta dell'Impero romano d'Occidente viene fissata dagli storici nel 476, anno in cui Odoacre depone l'ultimo imperatore romano d'Occidente, Romolo Augusto, nome simile, per ironia della sorte, all'uomo, prima Re e poi Dio, reputato il suo fondatore, cioè Romolo Re di Roma.
LA PESTE |
( 1 ) IL CALO DEMOGRAFICO
- Roma al tempo di Cesare aveva un milione di abitanti: sotto Romolo Augustolo, l'ultimo imperatore d'Occidente, solo ventimila, una strage. Di gente da tassare e/o da mandare a difendere il limes ce n'era sempre meno. Le regioni di confine divennero lande semivuote, tentazione fortissima per i barbari dell'altra parte. Si pensò allora di arruolarli dandogli la cittadinanza romana oltre ai soldi, affinchè difendessero le frontiere dello stato.
- E ci si ritrovò con intere legioni composte da barbari che non tardarono a chiedersi perché dovevano obbedire a generali romani e non ai loro capi naturali. Metà di loro erano germanici, e si sentivano più affini a quelli che dovevano combattere.
- La spinta all'espansione era cessata quando i romani si erano resi conto che, schiavi a parte, in Europa c'era poco da depredare. I barbari, invece, vedevano i mercanti precedere le legioni portando vettovagliamenti e merci in quantità.
- Roma soffriva di un calo demografico dovuto non solo alle guerre ed alle carestie, ma anche alle epidemie che si diffondevano molto velocemente e causavano numerose vittime. Il contatto con popoli molto meno attenti a pulizia ed igiene diffuse la peste.
- La peste antonina (165-180), nota anche come peste di Galeno, da colui che la descrisse, è stata un'antica pandemia di vaiolo o morbillo, se non di tifo, riportate in patria dalle truppe di ritorno dalle campagne militari contro i Parti. L'epidemia nel 169 causò la morte Lucio Vero, co-reggente con Marco Aurelio il cui patronimico, Antoninus, diede il nome all'epidemia.
- La peste scoppiò di nuovo nove anni dopo, secondo lo storico Cassio Dione, la cosiddetta Peste di Cipriano, probabilmente un’epidemia di morbillo o ancora di vaiolo, che imperversò in tutto l’impero fra il 251 e il 270, fu un altro colpo alla struttura amministrativa che lo stato romano cercava di dare a un mondo euro-mediterraneo sempre più vasto.
- Essa causò fino a 2.000 morti al giorno a Roma, un quarto degli infettati. La peste imperverserà nell'impero per quasi 30 anni, facendo secondo le stime tra i 5 e i 30 milioni di morti. La malattia uccise circa un terzo della popolazione in alcune zone, e decimò l'esercito romano. - L'epidemia apparve la prima volta durante l'assedio dei Romani a Seleucia, nell'inverno del 165–166. Ammiano Marcellino afferma che la peste dilagò fino alla Gallia ed alle legioni stanziate lungo il Reno. Eutropio asserisce che moltissime persone morirono in tutto l'impero.
- La grave devastazione che la popolazione europea subì da queste due epidemie fa pensare che queste persone non fossero mai state colpite dalle due pandemie, infatti le malattie endemiche provocano individui ormai immuni alla malattia. Altri storici credono si sia trattato di morbillo, ma altri, a nostro avviso più credibili, pensano si trattasse sempre di vaiolo, dato che il morbillo si scatenò dopo il 500.
- La crisi e la fuga dalle città, che venivano sempre più spesso saccheggiate dai barbari, ma anche per le malattie infettive per le disastrose condizioni igieniche, furono dovute molto al taglio degli acquedotti e dalla chiusura delle terme che resero le persone e il territorio sporco e antigienico favorendo malattie ed epidemie.
- Diocleziano, per ovviare alla carenza di fondi dello stato, operò una riforma fiscale senza precedenti in tutto il mondo Romano, centralizzando il fisco e imponendo due tipi di tasse, una sulla proprietà fondiaria, l’altra sul reddito. Lo stato esigeva le tasse perché doveva pagare l'elefantiaca amministrazione, ma soprattutto doveva mantenere gli eserciti.
Diocleziano non comprese che questo sistema di esazione fiscale ben presto avrebbe bloccato l’economia.
Nel IV secolo l’inflazione divenne un problema incontrollabile, l’imperatore tentò di
rivalutare il denaro ma inutilmente.
Il peso della tassazione
"Un Impero come quello dell’Occidente, che non aveva mai ceduto per due secoli e mezzo, a partire dal regno di Augusto, che aveva superato la crisi della metà del terzo secolo e che, riorganizzato internamente da Diocleziano, era riuscito a rimanere ancora intatto per altre tre generazioni, come mai si sgretolò in così poco tempo nel V secolo?
E fu questo crollo dovuto principalmente all'aumentata pressione dall'esterno o a un disfacimento interno, o all'uno e l'altro fattore insieme?... Per far fronte alla crescente pressione dei barbari, sia l’una che l’altra metà dell’Impero dovettero aumentare di molto il numero dei soldati nei loro eserciti, probabilmente raddoppiandolo..
Il pesante aggravio economico che l’aumentata dimensione dell’esercito comportava affaticò gravemente la capacità produttiva dell’Impero con la conseguenza di provocare una serie di debolezze. A qualcuno potrebbe sembrare un’esagerazione dire che le risorse di regioni così vaste come quelle che costituivano l’Impero romano potessero essere affaticate eccessivamente dalla necessità di rifornimenti alimentari, di vestiario e di armamento di 300 000 uomini in più; ma non dobbiamo dimenticare che tecnologicamente l’Impero era più addietro anche dell’Europa medievale.
Con i primitivi sistemi di agricoltura, di produzione industriale e di trasporti che allora si usavano, erano necessarie molte più ore lavorative di quanto non sia oggi, per produrre i viveri per le razioni, tessere la stoffa per le uniformi, forgiare e rifinire le armi e le armature, e trasportare tutto questo materiale con chiatte o carri nelle zone di confine.
Per far questo le tasse dovettero essere aumentate di molto, e per stabilire gli imponibili e raccogliere le nuove tasse, l’apparato amministrativo dovette anch'esso allargarsi, ciò che, di nuovo, significava un altro aumento nel peso della tassazione.
Il pesante aggravio prodotto dalle tasse fu probabilmente la causa prima della decadenza economica dell’Impero. Un’altra causa fu l’aumento della popolazione improduttiva in proporzione al numero delle persone produttive: i senatori con le famiglie e lo stuolo di servitori, i decurioni, gli impiegati dell’amministrazione pubblica, gli avvocati, i soldati, i cittadini delle capitali. Il peso in tasse e in affitti che di conseguenza fu scaricato sulle spalle dei coltivatori risultò troppo gravoso e la popolazione agricola lentamente si ridusse di numero."
(Arnold H. M. Jones)
( 4 ) LA CORRUZIONE
- La perdita di coesione sociale, dovuta all'enorme squilibrio nella distribuzione della ricchezza: lusso eccessivo per pochissimi privilegiati e povertà estrema per la grande massa dei contadini e del proletariato urbano; il popolo non aveva più nè soldi nè voce, ormai simili agli squilibrati popoli orientali. Il diritto era un bel ricordo e così i plebei con i loro tribuni che garantivano i loro diritti.
- La mancanza di consenso nei confronti del governo centrale, causata anche dalla degenerazione burocratica: da una parte corruzione sistematica, dall'altra eccessivo peso fiscale che finiva per gravare sui ceti meno abbienti; sfiducia nel potere centrale, corruzione, odio e sfruttamento.
- L’incapacità del potere centrale di contrastare le acclamazioni degli imperatori da parte degli eserciti, era dovuta alla debolezza del senato, a sua volta accresciuta da un’insicurezza sociale diffusa, mancanza di lavoro, inflazione, paura del futuro.
DEPOSIZIONE DI ROMOLO AUGUSTO |
( 5 ) Il VALORE DELLA MONETA
La
Moneta d’Argento più utilizzata durante i primi 220 anni dell’Impero
era il denarius, una moneta delle dimensioni dei 10 centesimi di Euro,
che valeva la paga di un giorno di un artigiano o di un soldato.
All'inizio dell’Impero il denarius conteneva 4,5 grammi di argento puro.
Per
finanziare le guerre, costruire strade, terme, palazzi e circhi gli
imperatori dovettero diminuire la purezza del conio mantenendo lo stesso
valore nominale. Con meno argento si poteva coniare un maggior numero
di monete e quindi spendere di più. Così ai tempi di Marco Aurelio, il
denarius era composto da solo il 75% di argento.
Caracalla
Introdusse il “doppio denarius”, che aveva un valore nominale doppio ma
con il peso di 1,5 denarii. Ai tempi di Gallieno, la moneta aveva
appena il 5% in argento. La parte interna era in bronzo con un sottile
rivestimento in argento che veniva facilmente consumato rivelando lo
scarso valore.
Naturalmente
si creò così un'inflazione, la merce costò più cara e i soldati
chiesero salari più alti, infatti Caracalla dovette aumentare la paga
dei soldati del 50% nel 210 d.c.. Nel 265 d.c., quando nel denario c’era
solo lo 0,5% di argento, i prezzi erano alle stelle in tutto l’Impero
Romano e solo i mercenari barbari venivano pagati in oro. Inflazione,
tasse altissime e denaro senza valore bloccarono gran parte degli scambi
commerciali dei Romani.
Alla
fine del III secolo, gli scambi commerciali erano soprattutto a livello
locale, il commercio per mare diminuì drasticamente. Tra gli anni 235 e
284 d.c. regnarono più di 50 imperatori, molti dei quali vennero
uccisi, assassinati o perirono durante le battaglie. E vennero le
invasioni dei barbari.
( 6 ) LE INVASIONI BARBARICHE
- I barbari di solito si spostavano in piccoli gruppi, inserendosi in una situazione dove l’impero poteva controllare e reagire, come effettivamente fece fino a quando ci riuscì. Attraverso l’istituto dell’hospitalitas, la stessa Roma consentiva l'entrata dei barbari nei suoi confini, dava loro delle terre e chiedeva in cambio protezione militare nei confronti di altri barbari. Alla fine del III secolo ci furono una serie di imperatori, abili comandanti militari, che riuscirono per circa due secoli a tamponare un po’ la crisi.
LA PESTE |
( 7 ) L'ESERCITO STRANIERO
- L'Impero già prima del 476 si presentava rispetto ai secoli precedenti molto meno romanizzato e sempre più di impronta germanica, soprattutto nell'esercito, l'asse portante del potere imperiale. Goti, Unni, Franchi e altri popoli barbarici costituivano l'esercito che combatteva per la salvezza e la gloria di Roma.
- Ma la pax romana, senza bisogno di guerre ulteriori, richiedeva la presenza di forti e numerosi eserciti. Il reclutamento dei soldati gravava sull'agricoltura, perché sottraeva braccia al lavoro nei campi; le spese per arruolare e mantenere i soldati erano molto elevate; per fare fronte alle spese era necessario aggravare la tassazione; il peso delle tasse provocava il malcontento della popolazione.
- I difetti del sistema costituzionale, con il governo centrale condizionato dallo strapotere dell'esercito e sempre a rischio di usurpazione. Come in una dittatura chi assicurava il potere al dominatore era l'esercito, e come in ogni dittatura l'esercito doveva essere pagato profumatamente, visto che era pronto ad asservirsi a chi l'avrebbe pagato di più.
Il reclutamento nell’esercito romano e la crescente presenza dei barbari.
"Le regole generali di arruolamento nell'esercito prevedevano che i soldati fossero procurati, parallelamente all'esazione di altre imposte, dai proprietari fondiari, grandi e piccoli, questi ultimi raggruppati in modo che l’obbligo di dare una o più reclute pesasse solidalmente su un consorzio: la scelta cadeva in tal modo sulla popolazione contadina, soprattutto sul colonato dipendente, e il servizio imposto ai soldati si prolungava nel tempo per oltre un ventennio, non senza una forte tendenza.. a trasformarsi in un obbligo ereditario.
Ma invece di persone il grande proprietario o il consorzio potevano offrire una somma di denaro, che consentisse ai responsabili del reclutamento di procurarsi altrove i soldati: e fu questa la via che favorì il crescente ricorso ad elementi germanici, più facilmente disposti a farsi assoldare. Poiché i soldati germanici, rispetto a quelli forniti dai proprietari fondiari a modo di imposta, rivelarono buone qualità militari, e nell'esercito romano furono accolti anche germani già avvezzi al comando presso le proprie tribù, la presenza di tali elementi assunse nell'esercito dell’Impero un’importanza non soltanto numerica.
Nel corso del IV sec. andò crescendo la proporzione degli ufficiali militari di origine barbarica rispetto a quelli provenienti dai ceti elevati dell’Impero o dall'avanzamento dei veterani reclutati nella popolazione rurale. Salirono anche ai gradi più alti: furono sempre più numerosi fra i duces, a cui era affidato il comando militare delle regioni soprattutto di confine; e divennero anche comandanti supremi, subordinati soltanto all'imperatore.
Le grandi famiglie senatorie per lo più non disdegnarono di estendere a questi Germani, potenti nella corte imperiale e per la base economica conseguita, le alleanze anche matrimoniali con cui usavano appoggiarsi fra loro.
L’assimilazione dei Germani di dignità senatoria nell'aristocrazia dell’Impero poté quindi apparire perfetta. Ma la loro origine non era dimenticata: perché essa li poneva in una relazione speciale con tutti i gruppi germanici non assimilati dell’Impero, presenti in modo cospicuo nelle forze armate, e con intere popolazioni, ora alleate ora nemiche dell’Impero. Ciò avvenne ovunque, in Occidente e in Oriente, ed anche in Italia."
(Giovanni Tabacco)
( 8 ) LA RELIGIONE
- In accordo con gli illuministi del XVIII secolo: Montesquieu, Voltaire ed Edward Gibbon, pur riconoscendo che la caduta dell'impero d'Occidente avvenne per cause concomitanti, riteniamo che la causa principale della caduta sia stata la religione cristiana.
- Molte erano le vocazioni religiose e poche quelle militari, Voltaire sosteneva che l'Impero aveva ormai più monaci che soldati. Inoltre la diffusione del Cristianesimo aveva scatenato dispute religiose, che alla fine divisero ancor più l'Impero, accelerandone la rovina.
- Tra gli uomini che si facevano monaci e le donne che si votarono alla verginità, decrebbe ancor più la natalità, considerando il mondo, come espresse Agostino, un pellegrinaggio temporaneo e quindi privo di importanza.
- Per comprendere quanto incise il cristianesimo sulla natalità basti guardare le leggi di Maggiorano (420-461) che proibì alle donne di farsi monache prima dei 40 anni, poiché ciò stava causando la diminuzione delle nascite, in un momento in cui Roma aveva bisogno di difensori armati.
«Egli (Maggiorano) presenta la gradita scoperta di un grande ed eroico personaggio, quali talvolta appaiono, nelle epoche degenerate, per vendicare l'onore della specie umana.» (Edward Gibbon, Storia del declino e della caduta dell'Impero romano, capitolo xxxvi, s.a. 457)
- Ci furono aperte esultanze di cristiani eminenti come Tertulliano o Salviano di Marsiglia, di fronte alle disfatte e alle invasioni. Sant'Agostino predicava che la sola e vera patria dei cristiani era quella celeste e che le città degli uomini rovinavano non per colpa dei cristiani, ma per effetto delle scelleratezze dei loro reggitori. Insomma i cristiani non combatterono i barbari anche se non si opponevano all'impero. Nell'Impero d'Oriente il Cristianesimo divenne invece una sorta di movimento nazionale che si opponeva decisamente ai barbari, perchè era Dio che lo voleva e pretendeva addirittura la conversione di tutti i popoli, usando qualsiasi mezzo, lecito e illecito, pietoso e impietoso, la fede era l’unica risposta possibile alla vita rischiosa, faticosa, grama e disperata, che offriva come consolazione solo la speranza di una vita migliore dopo la morte. Anzi chi più avesse sofferto di più sarebbe stato ricompensato.
- Il Cristianesimo divenne l'unica religione legale nel 391 con l'imperatore Teodosio che portò con la forza i Cristiani al 50% della popolazione dell'Impero, ma tutta raggruppata nelle città dove era possibile controllarli. Una crescita straordinaria se si pensa che all'epoca di Costantino, quando l'imperatore emanò nel 311 l'editto di Nicomedia che legalizzò il cristianesimo, i Cristiani erano solo il 30% e nelle campagne la religione cristiana era quasi sconosciuta.
- Le chiese cattolica ed ortodossa considerano il persecutore dei pagani Teodosio un loro Santo, e la persecuzione degli ebrei iniziò nel 315 a soli 3 anni dalla Libertà di culto proclamata da Licinio e ribadita nel 313 da Costantino. Licinio punì la conversione all'ebraismo con la pena di morte, idem per i matrimoni misti per il coniuge ebreo dal 339 e per entrambi dal 388.
- Alla fine del IV e nel V secolo la crisi dell'impero si aggravò tanto da portare sconforto in ogni settore: militare, politico, civile, economico e culturale. Per l'uomo non c'era più speranza in questa terra. L'unica salvezza era nella religione.
- La Chiesa, con il proclama della religione di stato, divenne intollerante, crudele, dispotica e autoritaria. La lotta alle idee divenne fondamentale per la gestione sociale, la libertà di pensiero divenne reato e crollò miseramente. Chi non si convertiva veniva condannato a morte e la sua famiglia perdeva i suoi beni e veniva esiliata.
COSTANTINOPOLI |
Nell'economia
- Roma fu fondata nel 753 a.c. l'Impero finì nel 476 d.c., di conseguenza lo Stato romano durò 1229 anni. L'impero romano d'Oriente nacque nel 345 e cadde nel 1453 d.c., durando per 1108 anni e perdurando oltre l'Impero d'Occidente per altri 977 anni, ma l'Impero d'Oriente fu molto diverso da quello d'Occidente.
- Mentre Roma si alleò con i barbari esterni per difendere i propri confini, lasciando che i comandanti militari barbari e i rispettivi popoli agissero in totale autonomia, Costantinopoli invece integrò i popoli barbari all'interno dei suoi confini, tanto che quando salì al trono il barbaro Zenone era già legittimato dalla lunga permanenza degli isaurici nell’Impero, potendo combattere gli Ostrogoti nella penisola balcanica, come imperatore e comandante militare.
- Il Senato
peraltro agevolò il contatto tra latifondisti e burocrati come era
avvenuto nella Roma imperiale, mentre in Occidente nel IV secolo quel
ruolo si era disgregato. l'Impero d'Occidente era diventato debole e
povero, con tasse gravose, carenza di schiavi per lavorare nei vasti
latifondi e città spopolate dalle epidemie e dalle incursioni
barbariche, mentre nell'Impero d'Oriente l'agricoltura fu
fiorente, l'organizzazione militare fu basata sulla cavalleria, e c'era una buona amministrazione.
PROCESSIONE A BISANZIO |
Nella Religione
- Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, l'Impero Romano d'Oriente, detto anche Impero Bizantino con capitale Costantinopoli, sopravvisse ancora per un migliaio d'anni anni, sviluppando però una monarchia assoluta sul modello di quelle barbariche orientali. Il rispetto del popolo romano e la tolleranza verso le religioni, caratteristiche dell'Impero Romano, erano cadute per sempre.
- L’imperatore si considerava un essere superiore e viveva nel suo palazzo separato dal popolo, al quale si presentava solo in occasione di fastose cerimonie. Vicino all'imperatore viveva la corte, tra nobili e consiglieri. L’intera società era suddivisa in classi sociali molto separate: pochissimi e ricchissimi i membri delle classi alte, moltissimi i poveri.
- L'impero d'Oriente finì molto presto di essere romano. L'imperatore divinizzato doveva essere privo di difetti fisici (prova della punizione di Dio verso gli indegni), tanto che nella lotta per il soglio imperiale frequentemente il vincitore deponeva il predecessore condannando lui e pure i suoi figli al taglio del naso, o della lingua, o alla castrazione rinchiudendoli poi in convento.
- L’impero d'Oriente, ormai imbarbarito, esaltava il ruolo sacrale dell’imperatore raffigurato nelle Chiese in mezzo ai santi, quale inviato e voluto da Dio. A questo scopo sorse una serie di cerimonie liturgiche lunghe, complesse e molto sceniche che duravano per tutta la vita dell’imperatore. La religione divenne orientale, i fedeli si inginocchiavano, supplicavano, si prostravano, si battevano il petto, si auto-infliggevano punizioni.
- L'impero Bizantino aveva una cultura più greca che romana, risentendo quindi molto della cultura levantina, per cui l'imperatore, divinizzato già in vita, possedeva il potere taumaturgico, poteva curare dalle malattie con il solo tocco delle mani.
Questa supposta qualità
faceva si che i fedeli potessero chiedere di sfilare davanti
all'imperatore toccandone le mani, poi toccandone solo la veste e infine
solo la veste senza l'imperatore dentro.
Tale potere taumaturgico venne trasportato anche in occidente, anche in
Francia e in Inghilterra, tanto che
ancora nel '900 si diceva: "La regina (Elisabetta) ha toccato, il malato guarirà" trasformato poi in
"La regina ha toccato, Dio guarirà il malato".
In questo clima di credulità ed esaltazione chi combatteva i barbari (cioè i non cristiani) si acquistava il paradiso, un po' quello che accadde poi nelle crociate. Il messaggio cristiano non passò ma passò quello orientale che legittimava guerre e stermini.
LE MURA DI COSTANTINOPOLI |
DIFFERENZE TRA MENTALITA' PAGANA E MENTALITA' CRISTIANA
MENTALITA' CRISTIANA
Da qui la caccia alle streghe. È certo che fino al cosiddetto editto di Milano, nel 313 d.c., con il quale gli imperatori Licinio e Costantino sancirono la liceità della religione cristiana, i soldati che la professavano venivano tollerati fino a quando non assumevano una netta posizione di intransigenza, fino a quando cioè non si rifiutavano di adempiere i doveri connessi alla loro condizione di appartenenti all'esercito.
Non compiere il servizio militare o, più grave tra tutti, non voler prestare il giuramento all'imperatore, richiesto ad ogni nuova elezione, erano comportamenti che venivano puniti con la morte. Per tali atti di disobbedienza, ispirati dai rigidi princìpi della nuova fede, molti cristiani subirono il martirio. L'assorbimento del cristianesimo non fu veloce nè indolore. Al contrario di tutti gli altri Dei questo nuovo Dio voleva essere unico, voleva permeare tutta la vita degli uomini ed essere l'unico punto di riferimento per tutti. Pretendeva inoltre una venerazione che andava molto più in là degli Dei pagani.
Il popolo divenne cupo e non sperò più
C'era poco da stare allegri, la miriade di Dei bellissimi, giocosi, anche biliosi, ma si potevano scegliere, venne sostituita da un Dio eternamente torturato e sofferente, che si era offerto al sacrificio da un Padre poco padre visto che lo ha fatto finire in croce.
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